Proibizione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti
Nessuno può essere sottoposto a tortura, né a pene o trattamenti inumani o degradanti.

La campagna SBV si è conclusa,

la lotta per i diritti umani continua

Care amiche e cari amici,
la nostra campagna ICE Stop Border Violence si è conclusa.
Non possiamo che registrare il mancato raggiungimento dell’obiettivo del milione di firme, ma vogliamo dirvi il nostro sentito GRAZIE per aver condiviso con noi questo ambizioso progetto e aver percorso insieme un tratto di strada, animati da un comune sentire nell’ambito dei diritti umani.
In questi mesi abbiamo raccolto manifestazioni di sostegno ed incoraggiamento che ci spingono a trarre dall’esperienza dell’ICE alcune indicazioni positive ed a voler profondere il nostro impegno in nuove iniziative, per non disperdere il prezioso patrimonio di idee, creatività, attivismo e umanità che arricchisce il nostro bagaglio.
Ci incoraggiano i feed-back positivi relativi all’opera di sensibilizzazione ed informazione portata avanti dagli attivisti, grazie alla quale è stato possibile coinvolgere persone prima estranee a questi temi.
Si tratta dunque di un ‘arrivederci’ animati come siamo dal desiderio di dar vita a nuovi progetti che, speriamo, possano incontrare anche il vostro interesse.
Il nostro auspicio è poter camminare ancora insieme lungo una strada, che resta impervia e lunga da percorrere, ma imprescindibile: quella dell’affermazione dei diritti umani.

A presto da Stop Border Violence

Potrete intanto continuare a seguirci sulla nostra pagina Facebook e sul nostro Sito

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MANIFESTO

RIPRENDIAMOCI L’EUROPA

BASTA CON LA VIOLENZA ALLE FRONTIERE

“L’Unione Europea si fonda sui valori indivisibili e universali della dignità umana, della libertà, dell’uguaglianza e della solidarietà”, così recita il preambolo della Carta dei diritti fondamentali della UE.

Da anni, tuttavia, assistiamo alla continua e sistematica violazione di questi principi. Ne sono innegabili esempi: la militarizzazione ed esternalizzazione delle frontiere interne ed esterne; i respingimenti brutali; le violenze perpetrate nell’ambito degli Stati membri e nei Paesi terzi con cui l’Europa ha stretto accordi per impedire l’ingresso nel proprio territorio dei richiedenti asilo.

In Croazia, Francia, Grecia, Italia, Spagna, come in Libia e Turchia, si verifica ormai da tempo l’impietosa sospensione dei diritti umani. Gli abusi e le violenze sono diventate il tratto dominante della governance europea nella gestione del fenomeno migratorio.

Il nostro status di cittadini europei ci impone di agire per chiedere all’Europa di tornare a dare significato alle solenni parole sottoscritte nel 2000 a Nizza dai capi di Stato e di governo dei nostri Paesi.

È il momento di unire in una azione politica comune tutti coloro che si oppongono alle violazioni dei diritti fondamentali, alle torture, agli abusi nei confronti di esseri umani inermi, colpevoli solo di cercare una vita dignitosa e una speranza per il futuro, lontani dai propri Paesi di origine.

Chiediamo all’Unione Europea:

un’azione concreta tesa a garantire il pieno rispetto da parte dei suoi Membri dell’art. 4 della Carta UE dei diritti fondamentali, che prescrive l’obbligo non solo di repressione ma anche di prevenzione di atti di tortura, trattamenti disumani e degradanti nei confronti di TUTTI gli individui.

Chiediamo di proteggere le persone migranti o richiedenti asilo, attraverso:

  • l’istituzione di meccanismi di monitoraggio volti a rilevare e fermare gli abusi dei diritti fondamentali e gli atti lesivi della dignità umana, tanto alle frontiere che nello spazio comune europeo;
  • il recesso ovvero la NON stipulazione pro futuro di accordi internazionali in materia di contenimento dei flussi migratori con Stati terzi colpevoli di gravi violazioni dei diritti umani;
  • la definizione di standard minimi di accoglienza validi per tutti i Paesi membri e per l’interno periodo di permanenza sui loro territori;
  • l’eventuale previsione di sanzioni specifiche in caso di violazione delle normative UE.

Come cittadini europei diciamo basta alla negazione da parte dei nostri Governi dei valori espressi nella Carta fondante dell’Unione.

Riprendiamoci l’Europa!

ARTICOLO 4: STOP TORTURA E TRATTAMENTI
DISUMANI ALLE FRONTIERE D’EUROPA

INIZIATIVA DEI CITTADINI EUROPEI AI SENSI DEL REG. UE 2019/788

Nell’ambito delle competenze concorrenti dell’UE – definite all’interno del settore “Giustizia, Libertà, Sicurezza”, ove l’art. 78 del TFUE richiama le competenze sulle politiche relative ai controlli alle frontiere, all’asilo ed all’immigrazione – si chiede l’adozione di strumenti normativi adeguati affinché sia applicato in via effettiva l’art. 4 della Carta dei diritti fondamentali della UE e sia bandito l’uso della violenza, della tortura e di trattamenti inumani e degradanti nel controllo delle frontiere dello spazio UE e all’interno dei paesi terzi con i quali le Istituzioni europee o uno o più stati membri hanno stretto accordi volti a contenere l’ingresso in Europa di migranti o richiedenti asilo, nonché all’interno degli stessi stati membri nella gestione dell’accoglienza, prevedendo sanzioni in caso di inottemperanza agli obblighi stabiliti.

OGGETTO, OBIETTIVI E CONTESTO

L’articolo 4 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea afferma: “Nessuno può essere sottoposto a tortura, né a pene o trattamenti inumani o degradanti”.

Negli ultimi anni si assiste nei confronti dei migranti a un’escalation di violenza intollerabile per le coscienze europee, in aperto contrasto con i principi fondamentali della UE. I rapporti delle organizzazioni quali UNHCR, Amnesty International e Human Rights Watch, le inchieste giornalistiche, le numerose testimonianze delle vittime raccontano di torture, stupri e minacce nei centri di detenzione della Libia, paese con il quale l’Italia ha stretto accordi per controllo delle partenze; di condizioni di estremo degrado nei campi in Grecia e in Bosnia, dove sovraffollamento, assenza di sevizi igienici e di assistenza mettono a rischio la vita dei soggetti più vulnerabili; dell’uso spropositato della forza e di episodi ripetuti di vera e propria tortura da parte della polizia croata nei confronti di richiedenti asilo alla frontiera con la Serbia e la Bosnia; di situazioni di detenzione illegale di migranti in diversi paesi della UE o finanziati dalla UE, di respingimenti violenti lungo tutte le frontiere d’Europa, di sospensione di fatto del diritto a richiedere asilo.

L’ICE chiede un intervento della UE nell’ambito delle proprie competenze concorrenti definite all’interno del settore “Giustizia, Libertà, Sicurezza” ove l’art. 78 del TFUE richiama le competenze sulle politiche relative ai controlli alle frontiere, all’asilo ed all’immigrazione, volto a porre fine a queste continue e ripetute violazioni di un principio fondamentale dell’Unione europea, espresso nell’art. 4 della CDFUE, affinché siano tutelate le persone migranti o richiedenti asilo: 1- all’ingresso nello spazio comune europeo attraverso la regolamentazione dell’attività di controllo delle frontiere e previsione di sanzioni specifiche per i paesi che violino apertamente il divieto dell’uso della violenza; 2- all’interno di paesi terzi, fuori dalla UE, nell’ambito di operazioni volte alla cd. “esternalizzazione delle frontiere” europee attraverso la previsione di sanzioni specifiche per i paesi membri che concludano accordi che non prevedano il controllo del rispetto dell’art. 4; 3- nella definizione degli standard di accoglienza all’interno dello spazio dei paesi europei per tutto il periodo di permanenza sul territorio attraverso la previsione di sanzioni specifiche per i paesi che si rendano protagonisti con i propri organismi e/o le proprie forze dell’ordine di violazioni dei diritti delle persone migranti o richiedenti asilo.

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